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Le attività di Csr delle aziende spesso coincidono con eventi tragici come lo tsunami del 2011. Un progetto della Ricoh appena terminato ridà ai proprietary i propri ricordi. Le foto recuperate, ripulite e digitalizzate sono infatti state mostrate perché venissero riconosciute e ritirate. 
IL PROGETTO – Si chiama “Save the Memory Project” ed è l’idea con cui Ricoh ha recuperato, restaurato e restituito 90.000 foto alle persone delle zone del Giappone colpite dallo tsunami nel 2011. In totale ha portato al recupero e al restauro di 400.000 foto andate disperse e danneggiate.

Con l’aiuto di organizzazioni locali e di numerosissimi volontari, le foto sepolte dal fango e dai detriti sono state lavate, asciugate, digitalizzate e archiviate in un database sul cloud. Ad ognuna è stato assegnato un codice univoco e le foto sono state organizzate in categorie. Le ricerche possono essere effettuate presso uno dei 5 photo center locali. Quando una persona ritrova una foto che le appartiene, l’originale e tutti i dati associati le vengono restituiti.

RICOH E LE COMUNITA’ COLPITE DALLO TSUNAMI – E’ però soltanto una delle iniziative con cui la società – che ha la sua sede principale a Tokyo ma è presente in oltre 200 Paesi – ha deciso di offrire un supporto alle popolazioni delle aree colpite dello tsunami.
Ha infatti pensato ad un programma di supporto per le scuole elementari ed eventi a Higashi Matsushima attraverso il Ricoh Science Caravan “Try to be a copier machine!”. Inoltre è stato dato un supporto nella ricostruzione dell’attività della pesca a Minamisanriku(prefettura di Miyagi) con il coinvolgimento ogni anno di circa 200 dipendenti.
Sono stati organizzati poi eventi per presentare i prodotti della regione Tohoku presso gli uffici aziendali del Gruppo. E l’azienda ha partecipato al progetto dell’Associazione giapponese dei dirigenti aziendali “Ippo Ippo Nippon”. Infine, le donazioni tramite il Ricoh Social Contribution Club “FreeWill”, un’iniziativa nata peraltro dal basso, dai dipendenti.
TSUNAMI E CSR – Naturalmente, già nei giorni seguenti all’evento, molte aziende hanno attivato raccolte fondi per le popolazioni asiatiche. Alcuni volontari, un centinaio, hanno subito iniziato a rovistare tra le macerie alla ricerca di fotografie, unico modo per far sopravvivere il passato della comunità, che deve anche vedersela con archivi e biblioteche distrutte.
Nella prefettura di Miyagi il progetto ha seguito le stesse linee guida di quello della Ricoh:raccolta, pulitura, digitalizzazione. C’è chi ha puntato, dunque, sulla raccolta fondi, c’è chi ancora oggi – come Ricoh – cerca di sostenere quelle popolazioni che il tempo spesso ci fa già dimenticare, c’è chi come la Fujitsu ha deciso di supportare la ricostruzione materiale dei luoghi devastati, nel suo caso supportando la rinascita e lo sviluppo della città di Tohoku, inserendo il progetto nel suo piano di sostenibilità.
 

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