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Nel corso della mattinata si sono susseguiti gli interventi di numerosi relatori, tra personalità istituzionali e rappresentanti del mondo imprenditoriale. «A Milano abbiamo sperimentato nuovi modelli economici che si collocano tra il mercato e la società» ha dichiarato in apertura l’assessore comunale alle Politiche per il Lavoro Cristina Tajani. Così come il capoluogo lombardo «in tutta l’Italia – ha proseguito il ministro plenipotenziario Fabrizio Petri – esistono realtà sociali importanti e soggiacenti che occorre far emergere con spirito di innovazione e competitività». Immaginare nuovi modelli di business è possibile soprattutto grazie alle partnership tra i settori del pubblico e del privato, le aziende, le ong e le piccole comunità dei Paesi in via di sviluppo. Tutti in campo per perseguire i propri interessi, ma con un’idea comune di futuro.
Un esempio virtuoso è rappresentato dal progetto Ramazzotti che prende il nome dal celebre amaro italiano, nato 200 anni fa da una ricetta a base di 33 erbe e spezie che lo avvicinano all’oriente. Un legame che ha spinto Pernod Ricard, con Positive Planet e l’agenzia federale tedesce Giz, a dare vita ad un progetto volto a favorire i coltivatori di spezie in India.  Le materie prime vengono acquistate da 500 dei 2 mila produttori locali della Cooperativa Pds Organic Spices in Kerala. L’iniziativa ha garantito agli agricoltori un reddito dignitoso e un programma di formazione agraria, commerciale e finanziaria. Il progetto, avviato nel 2010 da una sinergia, ha dato la possibilità a 100 agricoltori indiani di avere accesso ai mercati internazionali e di diversificare la loro produzione. E a 50 donne della comunità di essere coinvolte nella coltivazione del vetiver e nella produzione di manufatti per creare nuove fonti di reddito per le famiglie.

Tra le donne coinvolte nel progetto Betty Joseph, vincitrice dell’International Micro-Entrepreneurship Award 2014. Betty, con altre donne della comunità, ha iniziato a coltivare e lavorare il vetiver per fare cestini. «Ero solo una casalinga – ha raccontato – e all’inizio ho avuto difficoltà nel lavoro, ma adesso mi sento molto più sicura». Madre di tre bambini, adesso Betty riesce a contribuire al sostentamento della sua famiglia: «Vorrei poter mandare i miei figli a scuola per fare in modo che un giorno possano conquistarsi un buon posto in società. E vorrei che molte altre donne fossero coinvolte nel progetto, che imparassero a fare altre cose utili».
«La micro finanza – ha spiegato Attali – è solo un elemento di un sistema con cui vogliamo pensare alle nuove generazioni, formando le persone e preservando le risorse. L’economia non deve essere pensata come qualcosa di negativo. In Europa stiamo procedendo in direzione giusta. Possiamo fare molto di più, ma siamo solo all’inizio. La gente ricca – ha concluso – ha un interesse egoistico nell’aiutare gli altri. Ma essere altruisti è una cosa splendida. Dobbiamo fare in modo che diventi un’attitudine quotidiana»
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