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L’Emilia Romagna fa una scommessa l’elettrico puro
Cento colonie entro il 2012, da triplicare in tre anni, per ricaricare circa mille veicoli elettrici. Incentivi comunali. Ma anche piste riciclabili e car sharing. Ecco la green valley italiana.
Dalla motor volley alla green, il passo è breve. È l’Emilia Romagna a raccogliere per prima in Italia la sfida dell’auto elettrica. Quella del futuro. Quella a zero emissioni. Lo fa, per esempio, spostando il baricentro verso Parma. È qui che è partito il progetto “ZEC, Zero Emission City”, a oggi la più estesa iniziativa di mobilitò elettrica nel nostro Paese: 100 colonnine entro il 2012 che diventeranno 300 nel 2015, pronte a rifornire un parco di veicoli elettrici a due, tre e quattro ruote di poco meno di 1.000 unità. Ci sono poi gli incentivi all’acquisto erogati dal Comune, che arrivano fino a 6.000 euro, e una valenza ambientale in più: parte dell’energia utilizzata per la ricarica sarà prodotta in maniera rinnovabile e pulita all’interno dei parchi del Sole della Città dell’Energia che nascerà nell’area nord-est della città. “A differenza delle altre iniziative presenti oggi in Italia, il progetto di Parma si inserisce come parte integrante dei piani di mobilità e non come proposta a se stante. Integrandosi con le altre forme di spostamenti “dolce” come la bicicletta, oppure alternativa come il servizio di car sharing, spiega Carlo Iacovini, responsabile del progetto. Cosi come diverso è l’approccio intrapreso: nessun accordo esclusivo con una singola industria automobilistica, ma un progetto aperto a tutti i produttori di elettrici (finora hanno Chevrolet, Citroen, Mercedes, Mitsubishi, Nissan, Opel, Peugeot, Pininfarina e Renault), senza dunque alcuna barriera alla diffusione della cultura sostenibile. Dalle parole ai fatti con l’arrivo delle prime auto: lo  scorso 14 maggio è stata consegnata la prima Smart elettrica (destinata al Comune) alla quale, entro l’estate, si aggiungeranno altre nove unità. Dall’esperienza del progetto ZEC, l’associazione Green Value ricaverà delle linee guida che potranno essere messe in rete a disposizione di tutte le Amministrazioni che vorranno seguire l’esempio di Parma. In queste Italia a batterie c’è anche Reggio Emilia, la città a oggi più “elettrica d’Europa”, con la più alta percentuale di veicoli elettrici in circolazione (322 mezzi). Una storia iniziata nel 2001, quando le batterie consentivano ancora autonomie di circa 50 km e arrivata ai giorni d’oggi con la possibilità di noleggiare dei Piaggio Porter elettrici per 150 euro al mese comprensivi di bollo, manutenzione, libero accesso alla zona a traffico limitato e parcheggio gratuito all’interno delle strisce blu. Entro la fine dell’anno, saranno inoltre aumentati i punti di ricarica all’interno della città, grazie all’accordo siglato tra le regione Emilia Romagna e l’Enel. Il progetto si allargherà coinvolgendo anche i Comuni di Bologna e Rimini. Senza considerare poi l’aspetto industriale: dalle oltre 50 piccole e medie imprese attive nella filiera dei veicoli elettrici, molte sono concentrate proprio in Emilia Romagna (per esempio la maggior parte delle colonnine di ricarica presenti in Italia sono prodotte dalla Ducati Energia di Bologna). È un’Italia all’avanguardia. È un’Italia che crede nel futuro a emissioni zero e crea lavoro. È un’Italia a cui, forse, bisognerebbe provare a dare una mano.
 
L’albero solare che ricarica le auto
A prima vista sembrerebbe la pensilina di un normale parcheggio. Ma Antares, l’albero fotovoltaico progetto da Pininfarina, è molto più di un semplice spazio sosta per la macchina del futuro. Energetico. Sotto la sua ala – ricoperta dai 33 mq di 20 pannelli fotovoltaici da 230 Wp cioascuno, in grado di produrre una potenza totale nominale di 4,6 Kw – possono trovare riparo e ricaricarsi due city car. L’albero tecnologico è in grado di ricaricare, in un anno, il consumo delle due auto con percorrenza media giornaliera di 75 km.
 
Oltre 7.000 pannelli per le auto del sud
Hanno cominciato più di un anno fa. Con 10 mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici. Poi la scorsa primavera, altri quattromila metri quadrati di pannelli. Risultato: 1.4 Mw di potenza ricavata dal sole. È cosi che la sede Bosch di Bari si è trasformata nell’impianto-bandiera del gruppo che produce (anche) componenti per l’energia eolica, impianti fotovoltaici, batterie agli ioni di litio. Bosch, significa duemila dipendenti e un’area di 240 mila metri quadrati con un Centro ricerca e sviluppo e due divisioni produttive. La più grande industria del settore auto in Puglia, una delle aziende più rilevanti del Sud. La rivoluzione comincia con la caccia agli sprechi: lo spegnimento degli impianti nelle ore di stop, per esempio. Misure “minime”, ma importanti: da 6.500 tonnellate di CO2 all’inizio dell’anno scorso, si cala a 5.100. a quel punto parte il mega progetto: 8 milioni di euro spesi per dotare di impianti fotovoltaici le sedi europee. Dieci siti, di cui due in Italia, Bari e Correggio. Questo pugliese è un mosaico di oltre settemila pannelli: nove su dieci realizzati con moduli cristallini, l’altro, sperimentale, fatto con tecnologia e film sottile. Il conto ammonta a 4,4 milioni di euro.
 

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